Non ci vuole molto.. .100 passi e ” le mani libere”

Una nostra storica Proposta ! Acqua e Rifiuti: Gestione
Pubblica e Partecipata a Tutela della Salute Pubblica e
dei Beni Comuni!
Non ci vuole molto.. .100 passi e ” le mani libere”
A MARZI COME A SARECENA E IN TANTI ALTRI
COMUNI VIRTUOSI iL SERVIZIO Integrato del Ciclo dei
Rifiuti e delle Acque viene gestito da una AZIENDA
SPECIALE PUBBLICA E PARTECIPATA ,
PARTECIPAZIONE garantita attraverso l’istituzione di
Comitati di Garanti (i cittadini, attraverso comitati e
associazioni, possano fattivamente contribuire cosi’ alle
politiche gestionali dell’azienda consortile).
In questi Comuni I SERVIZI sono garantiti CON LE
TARIFFE PIU’ BASSE D’ITALIA MOLTIPLICANDO LE
UNITA’ LAVORATIVE. Evitando di esternalizzare il
servizio, o parte di esso, a società realizzate ad hoc
dalla Regione Calabria, come la SoRiCal SpA..LA DITTA
PRIVATA DI RIFIUTI ECC
Dalla captazione all’adduzione, alla distribuzione e alla
depurazione: tutto è in mano ad un soggetto
interamente pubblico che così riesce a far pagare di
meno i cittadini.
QUESTO MODELLO DI GESTIONE DEI SERVIZI CON lo
Strumento AMMINISTRATIVO della forma di azienda
speciale, è senza scopo di lucro e gli eventuali avanzi
di gestione sono finalizzati esclusivamente al
miglioramento del servizio integrato. L’azienda speciale
rientra, inoltre, nella categoria degli enti pubblici
economici (Cass. Sez. un. 15 dicembre 1997, n. 12654)
cioè degli enti di diritto pubblico la cui attività, pur se
strumentale rispetto al perseguimento di un pubblico
interesse, ha per oggetto l’esercizio di un’impresa ed è
uniformata a regole di economicità perché ha l’obiettivo
del pareggio di bilancio.
Istituisce l’esercizio del governo partecipativo del
servizio idrico integrato e del ciclo integrato dei rifiuti
finalizzato al recupero DI MATERIA, da parte delle
popolazioni e dei lavoratori interessati, sugli atti
fondamentali di pianificazione e gestione
“SI afferma “Incompatibilità fra gestione della raccolta,
gestione dello smaltimento e gestione del riciclo”, i il
principio di netta separazione in ogni territorio dei ruoli
tra soggetti pubblici gestori della fasi di raccolta e gli
attuali soggetti privati gestori proprietari di impianti di
smaltimento, sotto forma di qualsiasi collegamento
societario. La separazione si rende necessaria perché
finora si è verificato che la gestione unica ha fatto sì
che la fase della raccolta fosse finalizzata dal gestore
ad assicurare il pieno utilizzo degli impianti di discarica
e incenerimento, mettendo pertanto in subordine la
riduzione, il riuso e il riciclo”
Si PRATICA LA “Tariffa puntuale”, l’obbligo
dell’introduzione della tariffa puntuale, tariffa che
responsabilizza le singole utenze che dovranno pagare
il servizio sulla base della quantità e qualità dei rifiuti
conferiti, stimolandole in questo modo a produrne di
meno e a dividerli di più.
L’applicazione in un Comune di un simile Piano di
gestione dei Servizi costituisce la traduzione normativa
del risultato referendario recepire ed applicare il
risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento
della gestione dei servizi pubblici locali nonché della
sentenza della Corte Costituzionale n. 199 del 2012,
che esclude l’obbligo dell’assegnazione del servizio
tramite gara, ma permette l’affidamento diretto a
proprie società interamente pubbliche, così come
previsto dalla legislazione europea.
“recepire gli indirizzi della risoluzione del Parlamento
europeo del 24 maggio 2012 “un’Europa efficiente
nell’impiego delle risorse
1. assicurare l’informazione continua e trasparente alle
comunità in materia di ambiente e rifiuti, secondo
quanto prescritto dalla Carta di Ottawa per la
promozione della salute del 21 novembre 1986, dal D.
Lgs n. 502/2006, art. 13, dalla Carta di Aalborg del
1994, affinché i cittadini siano messi in grado di
controllare i determinanti di salute per la promozione
della salute stessa e di partecipare alla formazione
delle decisioni istituzionali per la gestione dei rischi
ambientali e sanitari in tutte le fasi connesse al ciclo
dei rifiuti (Convenzione di Aarhus 26.6.1998, Direttiva
2003/35/CE, Direttiva “2008/98/CE);
2. recepire ed applicare il Sesto Programma di Azione
per l’ambiente della CE, in particolare in materia di
riduzione dei rifiuti, che prevedeva la riduzione della
produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050
rispetto alla produzione del 2000;
3. recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE,
laddove in particolare indica la scale delle priorità nella
gestione dei rifiuti e afferma che “la preparazione per il
riutilizzo, il riciclo o ogni altra operazione di recupero di
materia sono adottate con priorità rispetto all’uso dei
rifiuti come fonte di energia”, per cui, all’interno del
recupero diverso dal riciclo, va privilegiato il recupero di
materia rispetto al recupero di energia, rafforzando
quanto già recepito nella normativa italiana con la
modifica dell’art. 179 del D. Lgs n. 152/2006 operata
dal D. lgs n. 295/2010;”
Cariati . LE LAMPARE BJC , Associazione aderente alla
Rete Difesa del Territorio – Franco Nisticò e
al Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica B.Arcuri
Nel video l’esempio di Marzi, in provincia di Cosenza
non su Marte!

“L’Azienda speciale è ente strumentale dell’Ente Locale
dotato di personalità giuridica, di autonomia
imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal
Consiglio. Si tratta pertanto di un ente di diritto
pubblico, diverso dal Comune da cui dipende
funzionalmente
La personalità giuridica, che si acquisisce con
l’iscrizione al registro delle imprese, fa dell’azienda
speciale un soggetto di diritto a sé stante, indipendente
e diverso dall’ente locale che lo ha costituito. All’Ente
Locale compete l’approvazione degli atti fondamentali
dell’azienda speciale: il pianoprogramma comprendente
il contratto di servizio che disciplina i rapporti tra Ente
Locale e Azienda, i bilanci economici di previsione
pluriennale e annuale, il conto consuntivo e il bilancio
di esercizio.
Anche lo statuto, al momento della costituzione
dell’azienda speciale, viene approvato dal Consiglio”

http://www.youtube.com/watch?v=xZlO4t5LVAk

Salvini in Calabria ( Foto e Video)

Lamezia 02/07/2015
Alcuni presenti alla conferenza stampa di ‪#‎Salvini‬ hanno comunicato, formalmente, la presenza dell’intera classe politica Calabrese trombata , dai Socialisti a SEL ed UDC, dai trombati del PD a Fratelli d’Italia fino agli immancabili alleati maleodoranti fascisti, a conferma di ciò, la peggiore fotografia di oggi è quella di una donna Calabrese a mano tesa che prima di entrare in auto sorridente recita : “sempre con Salvini”.
All’uscita del leghista sventolano una bandiera della LEGA NORD ma non sono mancati fischi e cori dedicati, non solo al nordico xenofobo opportunista, ma anche ai calabresi venduti per aumentare il loro consenso elettorale approfittando del clima politico post Rimporsopoli.

 

Catanzaro Matteo Salvini cariche della polizia (fonte Calabria reporter)

SHOW DI SALVINI IN CALABRIA. DITO MEDIO AI CONTESTATORI E LA FRASE: MAFIOSO? QUI PROPRIO NO

UN CICLO DEI RIFIUTI CONDIVISO PER USCIRE DALLA BARBARIE

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Se esiste una descrizione adeguata del pachidermico e inquinante sistema dei rifiuti calabrese, tale descrizione è quella fornitaci dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti in Calabria, la quale ha individuato con chiarezza “un sistema di potere non estraneo agli interessi politico-malavitosi”.

È il sistema delle deroghe alle normative sanitarie ed ambientali, degli impianti privati e degli interventi senza alcuna logica né pianificazione, del business “tal quale” e dei prezzi gonfiati, dell’eterna emergenza e delle decisioni prese nel chiuso delle stanze, che costringono i territori a scendere sistematicamente in strada.

A quattro anni dalla pubblicazione di quella spaventosa relazione, nulla sembra cambiato.

Durante l’Amministrazione Scopelliti – Pugliano – Gualtieri i comitati territoriali si erano prodigati per la chiusura dell’ufficio del Commissario, dopo 15 anni di disastri e di sprechi enormi. Queste azioni hanno colpito nel segno e hanno impedito il rinnovo dell’emergenza ambientale in Calabria all’inizio del 2013.

Ma le scorie di quell’epoca continuano ancora a contaminare gli uffici della burocrazia regionale. Sono le scorie di un modello obsoleto funzionale solo alla speculazione quasi mai trasparenze, spesso ‘ndranghetista, basato su mega impianti, incenerimento e discariche private, spesso gestite in maniera poco trasparente. 
Un modello che continua a condannare la Calabria al degrado ed all’arretratezza.

Solo grazie alla volontà popolare, alcuni di questi progetti sono stati bloccati: la discarica di Battaglina altrimenti destinata diventare la più grande d’Europa, la questione di Donnici, o ancora il bando per l’esportazione di rifiuti all’estero, che avrebbe regalato milioni di euro ai soliti noti senza risolvere nulla e devastando ancora i territori.

E tanti, ancora oggi, sono i territori impegnati su un duplice fronte, bloccare gli scempi e risanare quelli già perpetrati. Gli esempi sono noti e molteplici:Celico, Pianopoli, Sambatello, Bisignano, Castrolibero, Rossano, Scala Coeli, Crotone, per citarne solo alcuni. La popolazione calabrese tutta chiede una svolta, chiede la fine dell’eterna bugia sui rifiuti, la risoluzione di questo scempio continuo cheumilia una regione e un popolo.

Ma la battaglia dei comitati e della società civile è anche e soprattutto di proposta. I territori chiedono senza posa di essere ascoltati e i comitati sono disponibili e pronti ad interloquire in maniera proficua con le istituzioni, sia per trovare una via d’uscita dall’emergenza, sia per strutturare un ciclo dei rifiuti realmente virtuoso. Eppure fino ad ora abbiamo sempre trovato porte chiuse, a prescindere dal colore politico di chi occupa le istituzioni competenti.

Porte che sono rimaste chiuse anche negli ultimi mesi, nonostante i proclami in campagna elettorale e appena dopo, di tavoli con le associazioni, di dialogo coi territori, di modello rifiuti zero, alle voltetrasformato astutamente nella formula “impatto zero”che può significare tutto e niente. Alle porte dell’estate, a quasi un anno dalle elezioni regionali, non si riscontra alcuna discontinuità nel comportamento con cui la Regione gestisce il settore, né in termini di scelte strategiche, né (cosa ancor più grave) nelle modalità di gestione, pianificazione e decisione che ignorano sistematicamente le istanze dei territori, in perfetta continuità col passato.

È di questi giorni, tanto per fare un esempio, l’annuncio a mezzo stampa della costruzione di tre nuovi impianti nella province di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza. Nel cercare di capire di cosa si tratta, ci chiediamo anche dove saranno collocati e soprattutto quanto costeranno e cosa lasceranno, nel bene e nel male, sui territori.

Fino ad oggi, purtroppo, a decidere la direzione della Calabria in tema di rifiuti sono stati piccoli e grossi speculatori che hanno costruito un business milionario sul ciclo dei rifiuti, con la compiacenza delle istituzioni e a scapito dei territori, della salute dei cittadini e delle prospettive economiche e occupazionali della Calabria.

La Calabria ha bisogno di un ciclo dei rifiuti condiviso e partecipato, costruito insieme ai territori e non calato dall’alto, basato realmente sulla strategia “rifiuti zero”, nel solco tracciato da esperienze positive e esemplari in Italia e nel resto del mondo e nello stesso tempo aderente alle esigenze ed alle caratteristiche delle tante aree della Calabria. Un ciclo rifiuti che parli chiaramente di impianti di riciclo e di riutilizzo. Questi impianti non solo non avrebbero alcun impatto ambientale, ma si tradurrebbero in sviluppo, ricchezza ed occupazione di qualità per i territori, in rottura col presente ciclo dei rifiuti che devasta e affama.

Non solo. La Calabria ha bisogno di un ciclo dei rifiuti distanti dagli interessi delle lobby paracriminali. Non esiste alcuna possibilità di unire gli interessi delle comunità con gli interessi di questo stormo di sciacalli senza scrupoli. La classe dirigente regionale deve decidere senza ambiguità da che parte stare.

Costruire questo diverso ciclo dei rifiuti ed imporlo, se necessario, alle istituzioni competenti significa affrontare nuovamente la questione rifiuti in Calabrianon come una sommatoria di piccole vertenze territoriali, ognuna peculiare e assolutamente fondamentale, ma come un’unica grande vertenza regionale che sia in grado di unire l’opposizione a progetti ignobili alla spinta permanente verso un modello diverso e realmente virtuoso che valorizzi, da ogni punto di vista, la nostra splendida regione.

È pertanto fondamentale riaprire il confronto tra comitati ed associazioni che lavorano per la difesa dei propri territori e per impostare modelli nuovi e virtuosi di gestione. Queste realtà territoriali vivono sulla propria pelle, quotidianamente, l’urgenza di dover intervenire in singole lotte ed allo stesso tempo avvertono la pressante necessità di un respiro e di una visione più ampia, almeno regionale, che dia forza ed autorevolezza alle loro proposte.

Per questo chiediamo e invitiamo tutte queste realtà territoriali a vederci il giorno:

mercoledì 17 giugno 2015 ore 17.30c/o il parco Impastato di Lamezia Terme,

…prima che sia troppo tardi!

Terra di Calabria, domenica 14 giugno 2015.

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò

Su Scala Coeli Oliverio e la giunta si giocano la faccia.

26 Maggio 2015, Comunicato Stampa

La possibilità concreta che la pseudo discarica di Scala Coeli, progettata e costruita con un iter autorizzativo ridicolo, dopo i tentativi falliti dei commissari per l’emergenza ambientale e del trio delle meraviglie Scopelliti-Pugliano-Gualtieri, venga aperta nella legislatura di centro sinistra e sotto il governatore Oliverio renderebbe questa legislatura, questa giunta e questo presidente della regione, automaticamente, incapace di dare le risposte che i calabresi cercavano e nemica di un territorio che unito, dalle istituzioni alla società civile, si sta opponendo da anni a questa sottospecie di impianto.

Per essere ancora più chiari, se Oliverio dopo essersi dichiarato contrario, non è in grado di impedire ad una schiatta di burocrati di aprire un impianto privato nonostante un parere netto del consiglio di stato e nonostante decine di anomalie e sanatorie scandalose, allora dimostrerebbe in brevissimo tempo di non essere in grado di svolgere il compito per cui è stato chiamato e scelto.

Abbiamo già denunciato in maniera chiara il comportamento sistematicamente anomalo delle istituzioni giudiziarie calabresi per questa vicenda ed in generale per la questione rifiuti, lo abbiamo denunciato dando continuità ad un documento istituzionale di una importanza e di una gravità assoluta come la relazione finale della Commissione Pecorella, la quale parla nettamente di impunibilità di soggetti pubblici e privati e di immobilità delle procure della repubblica per tutto ciò che riguarda lo smaltimento degli RSU.

Questo tuttavia non giustificherebbe minimamente chi ha chiesto fiducia e voti ai territori per dare delle risposte concrete, da ottenere mediante ogni mezzo possibile.

Lo società civile di questo territorio, in ogni caso, non mollerà la presa sulla fossa di Scala Coeli neanche un secondo, come ha sempre fatto con o senza la collaborazione delle istituzioni regionali.

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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foto di repertorio, attualmente esiste una recensione di metallo per ovviare alle al vincolo distanza minima del ruscello limitrofo

La discarica di Scala Coeli è e resterà chiusa. Oliverio e Pallaria si preoccupino della demolizione.

Quanto trapelato nei giorni scorsi sulla stampa sulla presunta autorizzazione da parte del Dipartimento Politiche per l’Ambiente della discarica di Scala Coeli è parzialmente vero: l’arch. Orsola Reillo, storica firmataria delle mega-sanatorie sulla discarica di Scala Coeli, ha firmato l’ennesimo atto indecente sostenendo che la fossa privata di contrada Pipino rispetta le prescrizione AIA e che quindi può entrare in funzione.
Si tratta di una tesi bizzarra e inequivocabilmente falsa: non solo la discarica non è entrata in funzione, ma non potrà mai farlo come stabilito, senza possibilità di smentita, dal Consiglio di Stato nell’aprile scorso. Non solo. Lo stesso consiglio di Stato ha da pochi giorni convalidato le ordinanze di demolizione delle opere abusive sulla strada per la discarica, per cui è giusto che i cittadini sappiano che la Regione Calabria paga profumatamente dei dirigenti che scrivono, nero su bianco, che una strada è percorribile, in sicurezza, 365 giorni all’anno, nonostante i mezzi pesanti dovrebbero passare su opere abusive a breve demolite. Qualcuno ancora si stupisce quando capitano le disgrazie?
Quello che sta accadendo, in realtà, è che qualche dirigente  del dipartimento, colto in flagrante nel tentare a tutti i costi di autorizzare una discarica il cui iter autorizzativo avrebbe dovuto essere interrotto definitivamente 3 anni fa, sta provando a forzare la mano nella confusione tra una giunta regionale e l’altra.
Questo non sarà permesso dalla società civile, dai cittadini e dalle istituzioni locali che da anni sostengono quanto ormai certificato dal Consiglio di Stato: il dipartimento politiche per l’ambente è stato già formalmente diffidato a ritirare quella nota ed a rispettare le leggi di questa repubblica. Siamo consapevoli del fatto che molti dirigenti pubblici, in questi anni, hanno dimostrato di essere fedeli più alla repubblica speculativa di rifiutolandia che alla repubblica democratica italiana, e per questo riteniamo che la nuova giunta ed il nuovo direttore generale, oltre a prendere atto dello stato di fatto delle cose, debbano predisporre il ripristino dei luoghi violati di Scala Coeli e della valle del Nikà ed andare a fondo sulle bieche ragioni che hanno spinto pubblici uffici, come il Nucleo VIA o l’Arpacal o il Dipartimento Ambiente, a continuare a valutare l’autorizzazione di una discarica irregolare andando persino oltre le proprie competenze.
Come rete di comitati territoriali già in passato abbiamo lavorato ad un tavolo sinergico tra istituzioni e società civile sul tema della discarica, un lavoro quindi senza pregiudizi ideologici o beghe di schieramento, finalizzato semplicemente alla difesa della salute pubblica ed alla valorizzazione delle vocazioni dello ionio cosentino, tra cui di certo rientrano le colture di qualità di Scala Coeli, la bellezza naturalistica della valle del Nikà, l’importanza dei siti archeologici della magna grecia.
Questa sinergia, di fatto, ha impedito fino a questo momento che si consumasse un ennesimo scempio ed abbiamo tutta l’intenzione di continuare in questa direzione fin quando ce ne saranno le condizioni, non solo per lo smantellamento della fossa di Scala Coeli a partire dalla demolizione delle opere abusive sulla strada, ma anche per la creazione di un ciclo dei rifiuti virtuoso che, numeri alla mano, potrebbe creare economia e molti più posti di lavoro sui territori rispetto a quelli attuali.

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

Oliverio Commissario alla Sanità: riapra il V. Cosentino e ridia dignità alla Sibaritide

Nella Sibaritide, dalla Chiusura degli Ospedali di Cariati e Trebisacce attuata dal Centro-Destra di Scopelliti, si è ricavato soltanto l’ingolfamento e lo stato di perenne difficoltà dei nosocomi di Corigliano e Rossano e il conseguente stato di disagio e di insicurezza creato nelle comunità.

Sarà direttamente Mario Oliverio a capo della sanità calabrese.

Il giudizio definitivo, dato dall’Avvocatura Dello Stato, affida al governatore la gestione del“Piano Di Rientro” che, finora, con Loiero prima e Scopelliti poi, era stato sinonimo dei tagli indisciplinati (e malamente viziati dai vari tornaconto elettorali) e del conseguente totale sfaldamento della sanità pubblica.

Nel basso jonio cosentino, come nel resto della Calabria, tutto ciò ha significato l’aumento dell’emigrazione sanitaria e l’aumento delle spese private dei cittadini ai quali, tassello dopo tassello, è stato scippato il diritto alla sanità.

A Cariati l’azione degli ultimi governi regionali ha causato la fine del Vittorio Cosentino, sancita con decisione dal Governo Scopelliti che ne ha decretato lo smantellamento nonostante le buone prestazioni, certificate dai dati, dell’ex nosocomio cariatese.

I tanti fatti di mala sanità, la drammaticià degli eventi che hanno caratterizzato questi anni, non sono solo di natura “straordinaria”, come potrebbero essere definiti, ad esempio, gli scandali di questi ultimi giorni consumati a Corigliano, ma sono anche,ormai, situazioni di “normale emergenza” dovute ai buchi enormi di servizi in cui si annidano sprechi e inefficienza.

E tutto ciò in nome di una falsa spending review!

Ci riferiamo agli scandali che sono ancora prima i dolori e le sofferenze di chi muore in ambulanze sgangherate, di chi rimane ore e ore nelle sale d’attesa, di chi muore aspettando una visita e di chi parte per chissà dove a farsi curare…

In questa situazione generale di malasanità a farne le spese sono, oltre che i cittadin,i anche gli operatori di buona coscienza, e sono tanti, costretti a lavorare in condizioni non dignitose.

In questo quadro di emergenza sistemica come si muoverà il neo commissario ad acta alla sanità Oliverio?

Intenderà percorrere la strada della soppressione dei presidi o della privatizzazione imboccata da Scopelliti suo predecessore, o vorrà davvero intraprendere la strada del “cambiamento”?

Cambiamento che era lo slogan usato nella sua recente campagna elettorale e che era stato annunciato anche dall’ On. Guccione ai microfoni del Direttore di CariatiNet, in occasione della festa dell’Unità provinciale tenutasi a Cariati, con queste parole:

Il rischio che in quest’area si muore è molto alto, i LEA non sono garantiti, il diritto alla salute è un diritto costituzionale, con la chiusura dei presidi di Cariati e Trebisacce è aumentata in modo vertiginoso la sanità passiva, 69 000 calabresi nel 2013 sono andati a curarsi fuori regione per un importo di 279 mln di euro, nel 2010 l’importo era 240 mln di euro, il più grande ospedale della regione è fuori regione. Noi abbiamo le idee chiare sulla sanità, è una sanità che va nella direzione di tenere in piedi gli ospedali, ma anche di aumentare i servizi territoriali, la prevenzione, l’assistenza domiciliare integrata, possibilità di avere delle alte specialità che ti permettano di drenare l’emigrazione passiva. Il piano di rientro va corretto”

Con Oliverio Commissario alla Sanità, oggi, il Partito Democratico cosentino e quello locale hanno, quindi, la responsabilità di chiedere conto di questa situazione da Terzo Mondo e, dopo questi anni in cui hanno più e più volte accusato Scopelliti di aver abbandonato questa zona di Calabria, sono chiamati anche loro al banco di prova: non ci sono scuse.

E’ Necessario che chi è stato solo ieri portavoti per il neo governatore si faccia oggi portatore di istanze collettive e sia chiaro in questo senso!!

Noi lo auspichiamo poichè LA RIAPERTURA DEL VITTORIO COSENTINO E’ UN PUNTO VITALE PER QUALSIVOGLIA RINASCITA!

I CITTADINI NON VOGLIONO SENTINELLE ALLA GUARDIA DI NUOVI SCIPPATORI PUBBLICI O PRIVATI, I CITTADINI NON VOGLIONO NUOVI INCIUCI A FAVORE DI FORTI CENTRI ECONOMICI PRIVATI, I CITTADINI VOGLIONO OGGI QUELLO CHE TUTTI ABBIAMO CHIESTO A GRAN VOCE OCCUPANDO LE STRADE E PROTESTANDO NEI GIORNI STORICI DI UN RECENTISSIMO E VIVO PASSATO CARIATESE: DIRITTO ALLA SANITA’ PUBBLICA!

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

Mov. LeLampare

4 febbraio 2015 alle ore 19.47